Dal 7 dicembre, il Museo della Valle di Zogno ospiterà una mostra speciale, organizzata dalla biblioteca Alfa Beta di Poscante in collaborazione con il Centro Studi Francesco Cleri. Un evento che riporta il fascino dei giocattoli di un tempo, in un percorso che attraversa le generazioni e ci racconta storie di ingegno, creatività e memoria collettiva.
Orari di apertura:
dal 7 dicembre 2024 al 6 gennaio 2025
da martedì a domenica ore 9-12 e 14-17
ingresso speciale 3 euro, valido per l’accesso alla mostra e alle sale del Museo della Valle
Contatti: 0345 91473 – info@museodellavalle.it
La mostra prende vita grazie a Diego Gimondi, insegnante con 45 anni di esperienza, che ha dedicato anni a raccogliere giocattoli e giochi ormai dimenticati. La sua passione lo ha portato a scovare questi piccoli tesori in mercatini e svuotando vecchie cantine, salvandoli dall’oblio. Questa collezione non è solo un insieme di oggetti, ma un patrimonio che racconta la storia della cultura ludica dal 1800 fino ai giorni nostri.
Ma non è tutto: Diego Gimondi è anche autore di un libro dedicato alle tradizioni legate a Santa Lucia, mettendo in luce il legame tra i giochi e le celebrazioni di questa santa tanto amata. L’idea di questo progetto è nata in modo curioso, durante un viaggio in pullman verso Carona con un gruppo di alunni. Un collega siciliano, notando i festeggiamenti a Lenna, chiese il significato di quelle celebrazioni. Da lì, tra racconti e scoperte, è emerso il desiderio di approfondire il culto di Santa Lucia, patrona di Siracusa, e di esplorare come la sua festa sia vissuta in modo diverso nei due territori. Nei ricordi bergamaschi, Santa Lucia è spesso associata al momento magico in cui i bambini ricevono i giocattoli, creando un legame indissolubile tra la tradizione religiosa e la gioia del gioco.
La mostra offre una ricca esposizione di giocattoli d’epoca, raccolti con cura e custoditi prima tra le mura della casa e del garage di Gimondi, poi in un intero appartamento adibito a magazzino. Dai giochi in legno alle bambole in stoffa, ogni pezzo racconta una storia, un sorriso, un ricordo.
Sarà inoltre allestito un teatrino con i burattini, che furono realizzati da una classe di scuola media di Zogno nel 1991, guidata dal prof. Gimondi, un progetto che ha visto la partecipazione di 16 ragazzi. Questo teatrino speciale ha rappresentato molto più di un semplice laboratorio: per una ragazza che non aveva mai parlato in classe, è stata una vera e propria terapia, che l’ha portata a condividere per la prima volta la sua voce con il gruppo. In quell’esperienza, tutti avevano un ruolo, e attraverso i burattini, anche chi era più riservato ha trovato la sua voce.
La mostra non è solo un viaggio nostalgico nel passato, ma un’occasione per riflettere su come i giochi e le tradizioni modellano le nostre vite, unendo le generazioni e creando ponti tra storie diverse. Vi invitiamo a scoprire questo mondo affascinante e a lasciarvi trasportare dalle emozioni che solo i ricordi d’infanzia possono suscitare.
Se mi venisse chiesto di spiegare ad un bambino che cosa è la felicità, mi troverei in particolare difficoltà.
E questa sarebbe presumibilmente la mia risposta: dategli un giocattolo, dategli un pallone!
Certo, parlare di gioco nel terzo millennio, riferendosi a qualcosa di diverso dal virtuale, può fare sorridere molti bambini, molti giovani, molti adulti.
L’orsacchiotto di pezza è oggetto ormai superato e non soddisfa le esigenze ludiche.
La società attuale è all’insegna del virtuale e nell’ottica di un mondo sempre più impersonale e povero di relazioni.
Detto questo, il gioco introduce alla vita, educa l’intelligenza, sviluppa la fantasia, stimola la creatività e il pensiero, sviluppa l’intelletto, l’apprendimento.
Il gioco è “ri…creazione” e svago; sviluppa ed esercita nello stesso tempo capacità fisiche, manuali e intellettive, migliora lo sviluppo emotivo e cognitivo dei bambini.
Attraverso il gioco vengono esaltate le capacità comunicative, creative, le proprie abilità e si instaurano rapporti con gli altri.
Il gioco stimola il cervello, la memoria, l’attenzione, la concentrazione, la capacità di confronto e le relazioni.
Ed è per questo che una carenza di attività ludica riflette nel bambino gravi carenze anche a livello cognitivo.
Diceva Maria Montessori: ”Il gioco è il lavoro del bambino”
Sì, perché in tal modo il bambino entra subito in contatto con il mondo reale, ma in maniera spontanea, attraverso il gioco appunto.